mercoledì 27 giugno 2012

lotta di classe

E' ora di confessarlo: sono un moralista. Se fossi un personaggio ad esposizione mediatica, come Elsa Fornero, mi troverei da qui a pochi minuti messo alla gogna on line per questa mia improvvida ammissione, ma per fortuna non mi caga nessuno e posso così sfoggiare un coraggio del tutto virtuale. Con il vantaggio di poter spiegare il senso di tanta impudenza in tempo reale, senza incorrere nella vergogna dei titoli del giorno dopo, tipo "Rottamatoio fa marcia indietro".
   In un paese di controriforma, moralista è sinonimo di Savonarola. In un paese di controriforma, quando non se ne può più di una corruzione insostenibile, l'indignazione secerne antidoti peggiori del male, come ciarlatani fondamentalisti e inquisitori spietati. In un paese dove l'indignazione ha prodotto la riforma religiosa, come il Regno Unito, il termine moralista è stato usato, nel senso corretto del termine, per designare gli studiosi dei costumi (mores) di un popolo, così che un gruppo di pensatori tra cui i filosofi David Hume e Adam Smith furono onorati e classificati come "moralisti scozzesi" e contribuirono all'illuminismo anglosassone, a differenza del Savonarola e dei suoi persecutori che due secoli prima contribuirono all'oscurantismo italico.
   Perciò faccio marcia indietro e chiarisco: sono un moralista nel senso anglosassone. E sono affascinato dallo studio dei costumi dei miei conterranei. Questo mio vizietto mi ha portato ad una miriade di osservazioni che man mano vado sciorinando in questo mio sfogatoio semiprivato. Niente panico: questo post riguarda una sola di tali osservazioni.
   In qualsiasi paese dove la profezia marxista ha avuto radici estese e profonde le conseguenze per la popolazione sono state tragiche: URSS, Europa orientale, ex Jugoslavia, Albania, Cambogia, Vietnam, Birmania, Cina Maoista. In Italia, dove per mezzo secolo il più forte partito comunista dell'Europa occidentale ha egemonizzato la sinistra, la cultura e la presenza sul territorio, le conseguenze sono state invece semplicemente comiche.
   La profezia del buon Carlo Marx, che, grazie alla LOTTA DI CLASSE, aveva previsto "scientificamente" la scomparsa delle classi con l'abolizione della borghesia e dello stato, si è dissolta in un processo che non ha visto, come previsto, la crescita di una coscienza di classe capace di trasformare il sottoproletariato (lumpenproletariat = proletariato straccione) in proletariato riappropriatosi del proprio lavoro, ma piuttosto il proletariato fondersi con la piccola borghesia per trasformarsi in "lumpenaristokratie" (aristocrazia stracciona), priva di qualsiasi coscienza di classe o almeno di comunità, preoccupata solo di conservare i privilegi conquistati a scapito degli esclusi.
   In periodi di crisi economica come l'attuale, tale conservatorismo assume forme d'isteria collettiva contro quella CLASSE DIRIGENTE che, come succede in tutte le democrazie, anche le più imperfette, i nostri aristocratici straccioni si sono scelti per decenni, con i loro politicanti incapaci e/o corrotti, i loro sindacati corporativi, i loro imprenditori ladri o mendicanti, il loro stato sprecone e protezionista. E si indignano, si mobilitano, si rivolgono ai nuovi ciarlatani populisti minacciando linciaggi e cimiteri.
   MI VIENE UN DUBBIO: non sarà che dietro tutta questa indignazione il moralismo controriformista nasconde un po' d'invidia dei fregati per i fregatori?
   CI SONO! LA LOTTA DI CLASSE ESISTE ANCORA: TRA LA CLASSE DIGERENTE E LA CLASSE ROSICANTE(*)!

(*) - Dal coatto romanesco "rosicare", rodersi il fegato per invidia o rabbia.

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