lunedì 25 giugno 2012

affanc. la democrazia - un mostro chiamato equivoco

25 giugno 2012 - Il più funesto dei cretini si aggira per il mondo, esonda nelle piazze, dilaga nei media, splende nelle analisi dei politologi, s'intrufola in ambiti non suoi, minaccia lo sviluppo del pianeta. Non è un umano, è un mostro.
Il più impopolare di tutti gli antipatici della storia, Winston Churchill, con l'ingenuità insita in ogni estremismo (compresi perciò sia quello conservatore che quello anglosassone) aveva cercato di avvertire il mondo: "La democrazia è solo il peggior sistema di governo, ad esclusione di tutti gli altri". Fu proprio la sua sicurezza di tradizionalista liberale anglosassone a fregarlo. Non poteva neanche immaginare che fuori dell'ambito anglosassone, dove la democrazia moderna era nata, la mancanza dell'aggettivo "liberal" avrebbe generato di lì a poco il mostro, a causa proprio del trionfo della liberaldemocrazia sulle dittature di tutto il mondo.
Questo mostro si chiama Equivoco Democratico. Democrazia significa potere del popolo. Ma popolo è un termine olistico e come tale radicalmente antiliberale, presupponendo che l'Uno (la società) sia superiore alle parti che lo compongono, mentre la rivoluzione culturale liberale consiste proprio nel sostenere che l'individuo è portatore di diritti inalienabili da chicchessia, stato e popolo compresi. Perciò quando si usa il termine popolo si parla di qualcosa di inesistente, un'unità non dimostrabile; per onestà intellettuale bisogna almeno ammettere che si parla di maggioranza del popolo. Quindi si deve ammettere che democrazia significa volontà o potere della maggioranza. E come la mettiamo se la maggioranza del popolo decide che a pagare le tasse siano solo i cittadini con gli occhi chiari? O che agli ebrei , ai musulmani o ai buddisti non vanno riconosciuti gli stessi diritti dei cristiani (o viceversa)?
Approfittando della dimostrata superiorità della liberaldemocrazia anche in termini di forza, il cretino di nome Equivoco Democratico dilaga mostruosamente nel mondo con l'appoggio consapevole o, peggio, inconsapevole dei cronisti ed opinionisti che dai mass media inondano le plebi ignare con pistolotti sul mito salvifico della democrazia, sistema politico perfetto, sempre liberatrice da ogni tirannia. E sempre dimenticando quell'indispensabile aggettivo "liberal" che ne fa solo il peggior sistema di governo esclusi tutti gli altri.
Con conseguenze che vanno dalla partitocrazia italiana (in cui poche oligarchie di partito usano il consenso strappato a cittadini ridotti a plebe per fare carta straccia di princìpi costituzionali e di leggi da loro stessi votate, con l'appoggio di quella magistratura che ora tende a presentarsi come salvatrice della patria) alle democrazie "popolari" con elezioni a partito unico, alle teocrazie "democratiche" che consentono di candidarsi solo ai politici approvati dal clero, e via via con quella fantasia che caratterizza la specie umana.

Sia chiaro: il liberalismo, a sua volta, di per sé non è democratico. Si può immaginare un regime liberale illuminato autocratico, che lascia la massima libertà ai cittadini ma senza diritto di voto. Naturalmente non durerebbe a lungo, vittima dei propri errori. Solo il grande "compromesso storico" tra liberalismo e suffragio popolare, la liberaldemocrazia, ha dimostrato di poter resistere nel tempo.

In altre parole, una democrazia senza garanzie intoccabili a tutela delle libertà individuali e senza divisione dei poteri è nel migliore dei casi solo una breve parentesi prima della dittatura, come dimostrano la democrazia dell'antica Grecia o l'ascesa di Hitler. Dalle democrazie mediorientali non mi aspetto nulla di buono o di meglio delle tirannie precedenti.
E dispiace notare che neanche i liberaldemocratici più solidi si accorgano di essere complici del mostro quando continuano a tessere gli elogi della "vera" democrazia ritenendo superfluo chiarire cos'è che la rende vera, come se stessero parlando agli studenti di una facoltà di scienze politiche. Perfino negli Stati Uniti un analista conservatore, Fareed Zakaria, sentì il bisogno di allertare l'opinione pubblica sul mostro, con il suo "Democrazia senza Libertà - in America e nel resto del mondo".
Nell'edizione italiana (Rizzoli - 2003) il risvolto di copertina sentenzia che il saggio di Zakaria è "destinato a lasciare tracce profonde nel pensiero politico".
Da sbellicarsi dal ridere! Affanculo la democrazia, lunga vita alla liberaldemocrazia, base della società aperta, imperfetta e riformabile!

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