Non avrei mai immaginato che qualcuno si potesse
interessare tanto al dettaglio cronologico delle prime fasi della formazione
dell’embrione. Ma sento e leggo di continue dispute sull’argomento, tanto più
accese quanto più confuse.
Ci si chiede quando comincia la vita umana; se due giorni dopo la
fecondazione si può già parlare di essere umano oppure no; oppure se occorre
per questo aspettare la fine della seconda settimana; se l’embrione è un
individuo in potenza o in atto e via discorrendo.
Antonio Socci, in un’intervista pubblicata dal Corriere
lunedì scorso, vuole sapere in quale momento preciso l’embrione diventa essere
umano (“Da anni – dice Socci – noi cattolici poniamo una domanda: se l’embrione
al primo stadio non è un essere umano, qualcuno dovrebbe dire in quale momento
preciso lo diventa e non così, per convenzione, ma con un certo appiglio
scientifico”). Si mischiano e si confondono in queste polemiche concetti
molto diversi come quello di vita, di essere umano, di concepito, di embrione,
di individuo e di persona, umana o giuridica.
Cominciamo con l’inizio della vita di un organismo.
Non c’è dubbio che la vita di un organismo specifico – ranocchio, gatto o uomo
– inizia con la fecondazione, cioè con la congiunzione di un gamete maschile,
lo spermatozoo, e uno femminile, la cellula-uovo o ovocita maturo.
Il processo dura diverse ore, per cui non è facile
dire esattamente quando inizi la nuova vita, ma certamente una condizione
necessaria per poter parlare di una nuovo organismo è che si combinino tra loro
i Dna dei due genomi, quello paterno e quello materno, per dar vita ad un
menoma nuovo e molto probabilmente unico.
L’uovo fecondato prende il nome di zigote. E’ una
singola cellula, ma si mette subito in moto per duplicarsi e dare due cellule,
poi quattro, poi otto, poi sedici. Fino a questo punto ha la forma di una minuscola
mora e prende non a caso il nome di morula. A partire dallo stadio di 32
cellule, all’interno della massa compatta della morula si forma una minuscola
cavità. Si è passati così allo stadio di blastula o più precisamente di
blastocisti. Il numero di cellule continua a crescere, anche se lentamente; la
cavità s espande e verso il quarto giorno comincia a vedersi una masserella di
cellule. Questa masserella è chiamata massa cellulare interna dagli autori
anglosassoni mentre da noi viene detto in genere embrioblasto o, in una fase
leggermente più avanzata, bottone embrionale. Da questa masserella e solo da
questa trarrà origine il futuro embrione, mentre tutto quello che c’era prima e
che c’è intorno ad essa a questo stadio contribuirà soltanto a formare le
membrane delle quali l’embrione avrà bisogno per nutrirsi durante la
gestazione, ma che alla fine del parto verranno gettate via. Occorre notare che
questa caratteristica riguarda solo i mammiferi, mentre non ha l’uguale in
altre categorie di animali. Sarebbe molto interessante soffermarsi su questa
osservazione, ma non è ora il caso. Può accadere in questo stadio che
all’interno della stessa blastocisti, di masserelle cellulari interne se ne
formino due (o tre) invece di una sola. In questo caso si giungerà ad avere due
(o tre) gemelli, cosiddetti identici, invece di un solo individuo.
Fino a questo punto tutto è avvenuto all’interno
della tuba e la blastocisti è ancora libera di vagare. Non sopravvivrebbe però
a lungo se non si impiantasse, attraverso una complessa successione di eventi,
nel tessuto dell’utero materno, dal quale trarrà d’ora in poi il nutrimento. La
fase dell’impianto nell’utero è una fase molto critica, passata la quale la
blastocisti ce l’ha quasi fatta e l’embrioblasto che quella contiene può
cominciare a nutrire qualche fiducia nella possibilità di dar luogo ad un
bambino o ad una bambina.
E’ bene notare però che al suo interno
l’embrioblasto non ha ancora una minima traccia di polarità. Non sa ancora, in
parole povere, dove avrà la testa e dove la coda. I primi segni di questa
polarità testa-coda compaiono all’interno dell’embrioblasto verso la fine della
seconda settimana di gestazione. A circa tredici giorni si comincia a
distinguere un asse corporeo principale e il giorno successivo, il
quattordicesimo, i primi tenui segni di un sistema nervoso centrale e di una
struttura spinale.
A questo stadio il bottone embrionale, lungo poco
più di un decimo di millimetro, comincia progressivamente a prendere la forma
definita di embrione. Compariranno ancora altri organi e tutti quanti dovranno
crescere di dimensioni e maturare, ma lo
schema generale del corpo è già lì. Sullo sfondo di questa successione di
eventi possiamo ora porci domande più specifiche.
Quando comincia la vita? Senza voler cavillare che
la vita è cominciata una volta sola quasi quattro miliardi di anni fa, possiamo
affermare, come già detto, che la vita di un particolare organismo comincia in
condizioni normali con la fecondazione, cioè con l’unione del gamete paterno
con quello materno. Non è un processo istantaneo per cui non ha senso chiedersi
esattamente il momento di questa unione, Lo zigote così ottenuto è un
individuo? E, soprattutto, è un individuo la morula di otto o sedici cellule
presente il giorno dopo, cioè il secondo giorno di gestazione, quando si può
eseguire, volendo, una diagnosi reimpianto? E’ certamente un progetto di
individuo, ma lo diverrà effettivamente soltanto nel 15-20% dei casi, perché la
maggioranza delle morule non porterà, anche in condizioni normali, a nessun
embrione e una percentuale non trascurabile di queste porteranno a due o più
embrioni. E’ bene notare che è una fortuna che non tutte le morule giungano a
dare un embrione. Si tratta infatti di un fondamentale “periodo di prova”
durante il quale le morule che potrebbero dar luogo a embrioni difettosi
vengono “saggiate” dalla natura e eventualmente scartate.
Quando comincia l’embrione?
Se per embrione intendiamo l’insieme delle parti che formeranno il suo corpo,
queste non compaiono prima del quarto-quinto giorno. Prima non ci sono e fino
al dodicesimo giorno sono assolutamente informi.
Quando è che l’embrione è un essere senziente? Non lo sappiamo con
certezza, ma è difficile pensare che ciò possa accadere, anche solo
potenzialmente, prima della comparsa di una minima traccia di sistema nervoso,
comparsa che si registra il quattordicesimo giorno.
Quando è che un embrione diventa persona e come tale gode dei
diritti scritti e non scritti spettanti ad una persona? Questa è una domanda
che esula dalla biologia e dalla scienza in generale e qui mi fermo. Ma non
senza aver notato che alla fin fine è questa l’unica domanda rilevante,
alla quale tutti siamo chiamati a dare una risposta, anche provvisoria e
rivedibile. Per noi e per i nostri figli.
Dal punto di vista biologico non c’è nessuna
discontinuità dal concepimento alla nascita e oltre. Questo non significa che
non si possano porre degli spartiacque, come quando si è deciso che a 18 anni
una persona è maggiorenne. Non succede niente di particolare a 18 anni, ma la
convenzione umana ha fissato questo limite e a volte lo ha anche cambiato. Una
convenzione, appunto. Non possiamo chiedere alla natura o alla scienza di
cavare le castagne dal fuoco al posto nostro. Occorre prenderci le nostre
responsabilità e fissare dei limiti che non potranno che avere una componente
di convenzionalità. D’altra parte è una scelta che spetta all’uomo in una
autentica prospettiva umanistica.
Edoardo
Boncinelli