domenica 6 novembre 2016

rabbia e complotti

Il complottismo è un antico meccanismo psicologico che, benché conosciuto da secoli, continua a non destare alcun ridicolo nel senso comune: al massimo, in alcuni, un po' di cauto scetticismo. Un paio di secoli fa (citando uno scritto di un secolo prima sulle torture agli untori della peste a Milano di un'altro secolo precedente: e siamo al 1628) Alessandro Manzoni osservava come ".....gli animi, sempre più amareggiati dalla presenza de’ mali, irritati dall’insistenza del pericolo, abbracciavano più volentieri quella credenza (che la diffusione del morbo fosse opera di untori - ndr): ché la collera aspira a punire: e, come osservò acutamente, a questo stesso proposito, un uomo d’ingegno (P. Verri, Osservazioni sulla tortura: Scrittori italiani d’economia politica.....), le piace più d’attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi............Ormai chi avesse sostenuto ancora ch’era stata una burla, chi avesse negata l’esistenza d’una trama, passava per cieco, per ostinato; se pur non cadeva in sospetto d’uomo interessato a stornar dal vero l’attenzion del pubblico, di complice, d’untore: il vocabolo fu ben presto comune, solenne, tremendo. (A. Manzoni - I promessi sposi - Cap. XXXII).
Nello sviluppo di un boom complottistico si nota l'improvvisa apparizione di un'indignazione di massa per l'esplodere di un problema che qualsiasi persona ragionevole avrebbe potuto scorgere, affrontare e risolvere con un anticipo di anni se non di decenni, invece di aspettare che la matassa s'ingarbugliasse a tal punto da diventare inestricabile. Una tale tardiva indignazione fa sì che non sia più possibile rimediare al problema, oppure solo a carissimo prezzo per tutti: di qui la trasformazione dell'indignazione ormai impotente in rabbia pura, quella che offusca ancor più la mente.
Piuttosto che ammettere almeno un proprio concorso di colpa, la folla individua una o più categorie di umani (famosi gli zingari, gli ebrei, i banchieri, gli immigrati, gli americani, i meridionali, i musulmani, gli israeliani......e via fantasticando) su cui scaricare la propria rabbia convincendosi che quel problema non è il frutto di una causa di forza maggiore, del DNA di homo sapiens, di un deficit di conoscenza, dell'inesattezza delle scienze umane, della paura per il diverso, ma di un sordido complotto di altri umani mossi, diversamente da noi, da intenzioni egoistiche e malvagie.
Sono ben cosciente che non tutti i nostri mali sono di origine naturale, e che quelli che più indignano hanno origini esclusivamente umane, come la mala politica, i suoi costi, la speculazione finanziaria, l'ingiustizia sociale e via dicendo, ma la mia critica è diretta a due caratteristiche della reazione popolare: la prima è l'incapacità di distinguere l'origine del male, da cui il "piove, governo ladro!", la seconda è la tendenza ad associare qualsiasi male non all'incapacità della classe dirigente, ma, appunto, ad una cospirazione. Un esempio: quando Beppe Grillo scrive "i media sono pagati dai partiti" non solo dice una cosa quanto meno inesatta, ma soprattutto fa un errore d'ignoranza o d'ingenuità: i giornalisti non hanno alcun bisogno che i partiti li paghino per dargli addosso, lo fanno spontaneamente; il che è molto più difficile da combattere di un plateale fenomeno di corruzione, e tale realtà è perciò molto più difficile da estirpare.
Con tale meccanismo psicologico ci si assolve dal dovere civico della pre-occupazione per il domani della propria comunità e si può continuare a restare sudditi piuttosto che cittadini: basta avere abbastanza capri espiatori tra i tanti che, appena un po' più colpevoli, hanno approfittato della negligenza dei sudditi. Un bel repulisti una volta ogni morte di papa e il gioco ricomincia: tra le macerie.