Debbo tuttavia ammettere che la coerenza e l'orgoglio con cui Sposetti vive la sua fede partitocratica (di cui il mai sufficiente finanziamento pubblico non è stato certo la conseguenza più catastrofica) lo rende degno dell'onore delle armi nel momento del suo auspicato ma non sicuro tracollo. Godetevi questa bella intervista; *le note in corsivo celeste sono mie.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Sposetti
Alessandro De
Angelis - huffingtonpost.it 03/10/2014
Flop tessere Pd, intervista a
Ugo Sposetti: "Che sofferenza questi dati. Il partito è stato
umiliato"
D - Renzi dice: “C’è a chi piace un partito con
400mila iscritti ma al 25 per cento”.
R - (voce
ironica) Il segretario dice che si va avanti così. Facciamo come dice
Renzi.
D - Ma scusi Sposetti, io non capisco queste
polemiche sul flop delle tessere. In fondo, sono anni che si parla di partito
all’americana e partito liquido. E Renzi l’ha fatto.
R - Non diciamo sciocchezze. Il partito
all’americana non è così. Se vogliamo fare un discorso serio, iniziamo col dire
che il partito democratico americano non è liquido, anzi è organizzato eccome *(ma non è a modello clerico-leninista
europeo).
Che cosa ha fatto
Obama? Ha preso il palazzone a Chicago, quello che chiamano “la Bestia”, e ci
ha messo 2000 persone. Duemila, ha capito? Quelle persone sanno tutto del
partito, dell’organizzazione, dei dati alle elezioni in ogni contrada.
D - Va bene, non sarà all’americana ma il Pd dai
dati pare molto liquido.
R - I dati sono la
conseguenza di una serie di errori commessi sulla vita democratica. Domando io:
come si organizza la vita democratica? Mi si dice che non siamo più agli anni
Cinquanta, e che i partiti come li stabilisce l’articolo 49 della Costituzione
non ci possono essere più. Dico, benissimo. Se lo argomenti bene, ma poi di
devi spiegare come lo scrivi. La verità è che le difficoltà dei partiti e dei
sindacati stanno nel non aver dato attuazione nell’articolo 49 e 39 della
Costituzione. *(ma quello liquido non è l’unica alternativa
al partito clerico-leninista).
D - E invece è successo l’opposto.
R - Ecco. Le faccio un
esempio simbolico. Siamo a gennaio 2008, il segretario dice: “Non ci saranno
più le feste dell’Unità ma quelle democratiche”. È il momento in cui “basta
comunisti” e “serve una rottura". Le feste si chiamano in cento modi
diversi: dell’Unità, Democratiche dell’Unità, Democratiche, ma chi andava a quell’appuntamento
estivo, uscendo da casa diceva: vado alla festa dell’Unità. Dico questo perché
la storia non la cancelli, come non cancelli il sentimento di un popolo. Ora
Renzi dice: rifacciamo le feste dell’Unità. E può utilizzare il marchio perché
c’è stato un cretino, il sottoscritto, che ha continuato a pagare la
registrazione di festaunita.it e il logo. *(domanda retorica:
con “il sottoscritto” intende con i suoi soldi o con quelli dei DS, cioè
del finanziamento pubblico, cioè di tutti noi?)
D - Sposetti, traduco il messaggio. Lei dice:
esiste un popolo, una storia. E i dirigenti hanno giocato e giocano con
leggerezza con questa storia. Però scusi, il popolo non si tessera più.
R - Ma lei pensa che si
governa il partito con gli hashtag, i tweet e quelle cose che non io ricevo e
quindi non leggo? Che cosa è un partito: che chi non ha twitter sta fuori?
Quindi io sto fuori?
D - Parliamo del flop delle tessere.
R - Parliamone. Le
regole non l’ho mai capite. Dal 2008 statuto e regolamento finanziario
stabiliscono che la tessera la vai a prendere nel tuo circolo dando 20 euro.
Non capisco. Con 20 euro non puoi costruire dentro di te, nel tuo animo, nel
tuo sentire, l’appartenenza a una comunità (1*) che lotta. Se sei disoccupato,
un precario, capisco. Ma se viene lei, che fa il giornalista, io con 20 euro,
la tessera, non gliela do.
D - Ci vuole motivazione.
R - La tessera è una
cosa importante, è un simbolo in cui si riconosce una comunità (1*), è come la
bandiera per uno Stato. Tu partito devi dargli un valore. Sennò chi glielo dà
un valore? E non voglio parlare della storia dei due euro alle primarie per il
segretario nazionale, il segretario regionale, il segretario provinciale… *(ma le primarie sono una cosa seria solo in un sistema
elettorale a collegi uninominali).
D - È solo una questione di regole o è una
questione politica?
R - Le due cose si
intrecciano. L’appartenenza è stata umiliata. In questi anni abbiamo compiuto
degli atti. Si è detto: vieni qui, dammi venti euro e io do la tessera. Si è
detto che la vita democratica coincide con le primarie. Io invece voglio
ascoltare l’artigiano, il professionista, il precario, questa è la vita di
partito *(e come? con le sezioni di quartiere??).
E per ricostruire una vita democratica la prima condizione è il clima.
D - Si riferisce alle bastonate di Renzi verso la
minoranza interna?
R - Lasciamo stare i
bastoni. Ma non sono accettabili i toni verso chi ha un dissenso manifestato
nelle sedi deputate a discutere. Ma come si fa a far scrivere dai giornali, e
senza smentita alcuna, frasi come “io li asfalto, io li frego” riferite a chi
non è d’accordo? Chi dissente non può essere trattato così. Noi dobbiamo
ricostruire innanzitutto un clima. Io ho la 45esima tessera in tasca e sono un
uomo di partito. E dico: abbassate i toni.
D - Partito significa disciplina. Voi sul jobs
act al Senato vi adeguerete alle decisioni della direzione, come chiede Renzi?
R - La direzione,
facendo sfracelli contro una minoranza, ha deciso che il governo presenterà un
emendamento per correggere il governo. Giusto? Mi spiego meglio: il documento
della direzione dice che il governo correggerà se stesso presentando un
emendamento. E adesso al Senato stiamo aspettando.
D - Lo votate o no?
R - Che cosa? Io
aspetto. Forse non mi sono spiegato. Che cosa devo votare che non c’è ancora
niente. Quello che arriverà? La vita parlamentare è fatta di testi scritti.
D - Torniamo al concetto di partito.
R - Spinti dalla piazza,
in questi anni è iniziato un percorso che non porta a risultati *(e il 40,8% del 25
maggio?). Ora, io ho messo in cassa integrazione i dipendenti dei ds
che hanno scavato il pozzo perché il Pd prendesse acqua da quel pozzo. Ci vuole
rispetto. L’attuale gruppo dirigente deve iniziare a rispettare quelli che
hanno scavato il pozzo. E ricordare che i 1800 circoli del Pd si riuniscono in
sedi che i malvagi comunisti hanno costruito negli anni ’50 e ‘60 *(le tre sezioni PCI che ricordo nella mia infanzia romana –
Testaccio, Ostiense e San Saba – erano ospitate gratis nelle case
dell’ICP – Istituto Case Popolari) e che malvagi dirigenti dei ds hanno
messo a disposizione del Pd. Non mi si parli di generosità.
D - Diciamoci la verità: il Pd di Renzi ha già
cambiato pelle. E siamo già oltre.
R - Questo lo dice lei.
Quando vedo questi dati, questi toni, io soffro. Oggi sono stato ad Ancona,
domani vado a Venosa a una casa del Popolo intitolata a un giovane bracciante
ucciso dalle forze dell’ordine a 22 anni perché faceva lo sciopero a rovescio.
Ovvero lavorava senza prendere un salario. Dico: quel bracciante ci ha dato un
messaggio o no? (come se il partito di cui Sposetti sente
nostalgia avesse mai esortato la sua “comunità” (1*) a seguire quell’esempio).
D - Allora, proviamo a trarre una conclusione dal
ragionamento. Di fronte a un partito come lo descrive lei, uno che è di
sinistra può sentirsi spinto a fare un altro partito.
R - Se non stavi al
telefono ti mettevo le mani al collo. Voi ne parlate. Scindetevi voi! A me non
si deve neanche porre la domanda. La scissione non si farà.
D - Questa è una
notizia. Con Renzi dunque siete ancora compatibili.
R - Non devo avere la
compatibilità con nessuno, perché una comunità (1*) è fatta di tante cose
diverse, sennò non sarebbe una comunità. Io pretendo una discussione decorosa.
E continuo a girare l’Italia a parlare dei valori della sinistra italiana.
Punto.
(1*) - Faccio notare come
Sposetti dia sempre al termine “comunità” un senso di parte e mai di intera
comunità nazionale. Chissà se si accorge di avere ancora dentro quella cultura
medievale di guelfi e ghibellini che impedisce all’Italia di essere una nazione
e a noi di essere un popolo? Vuole proprio "essere come tutti", per dirla con Francesco
Piccolo?Punto.