Cara Rossini,
sono andato alla
manifestazione antiproibizionista di Roma perché da sempre penso che la
proibizione del consumo di cannabis ci trattenga molti passi indietro rispetto
alle altre democrazie. Non sono un consumatore, se non in pochi episodi di
gioventù, ma sono dell’idea che la libertà di ognuno è importante finché non
lede quella degli altri. Mentre mi dirigevo all’appuntamento del corteo,
ripensavo a chi, oltre a Voltaire, mi aveva addestrato a questi pensieri. E,
sebbene io non sia mai stato radicale, mi veniva in mente soltanto Pannella,
uomo difficile e politico imprevedibile, ma grande difensore delle libertà
individuali e collettive. Speravo di incontrarlo in questa che sembrava una
manifestazione dei suoi nipoti politici. E infatti l’ho incontrato, ma l’ho
visto circondato da alcuni che lo contestavano, sordi al suo tentativo di
spiegarsi. Non so bene se gli rimproverassero l’alleanza con Berlusconi di
vent’anni fa o le iniziative più recenti,come quella di far firmare proprio a
Berlusconi i referendum sulla giustizia, ma non capisco come si possa
combattere una battaglia di libertà e progresso rifiutando di inserire nel
dibattito chi quella battaglia la combatte da tutta una vita. Ho seguito il
corteo con questi pensieri tristi, ne ho apprezzato il successo, ma penso che
così qualsiasi vittoria sarà una vittoria dimezzata. Cesare
Benedetti
Questa lettera, scritta giustamente
per difendere Pannella e la sua storia di combattente libertario, mette in
evidenza uno dei problemi più seri dl questa Italia contemporanea: la
smemoratezza. Sarà anche vero che ogni generazione deve ricominciare da capo,
pena la sudditanza a idee consumate dai fatti, ma non fino al punto dl ignorare
tutto di ciò che l’ha preceduta, raccogliendo soltanto Il rancore sordo verso
chiunque abbia avuto un ruolo nel passato.
Che la storia sia maestra di vita non è solo
una frase fatta. Serve quantomeno a non rimanere inchiodati a questo presente
malmostoso, indotto dalla crisi ma anche dall’ignoranza. Se mi si permette l’accostamento,
non è un brivido superficiale quello che coglie lo spettatore a cui capita dl
assistere a un quiz televisivo in cui viene posta la dornanda “In che anno
Hitler divenne Cancelliere?” con la scelta tra quattro date. I concorrenti,
tutti di media età e dì media Istruzione, hanno risposto nell’ordine: 1948,1984,1979.
L’ultimo, neanche troppo convinto, ha concluso: “Sarà forse il 1933?”.
Un
nuovo Hitler può riaffacciarsi tranquillo: non sarà riconosciuto.
Da “risponde Stefania Rossini” -
L’Espresso, 20 febbraio 2014
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