prove dell'indegnità di Homo Sapiens per il suo pomposo nome
mercoledì 27 marzo 2013
buonsenso
"Il buonsenso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune" - Alessandro Manzoni: La colonna infame.
mercoledì 6 marzo 2013
chemio
E' destino di un antisensocomunista quale io sono ritrovarsi sempre a dover difendere coloro che mi hanno combattuto da una vita o comunque lontani anni luce dalle mie convinzioni, solo perché, risultando perdenti sotto i colpi dei capricci sensocomunisti, vengono accusati di tutto e di più e perfino di quel poco di positivo che hanno fatto o per colpe che non hanno.
Mi spiego con l'ultimo esempio: Monti, che io considero un castigo divino per l'irresponsabile comportamento del popolo italiano che da almeno cinquant'anni si è cibato di tutta la sbobba materiale e spirituale della partitocrazia, ha ricevuto un anno di tempo per fermare non il declino, ma lo sprofondamento verso una situazione economica di non-ritorno. Facendo più presto che bene (anzi, spesso piuttosto male) delle riforme quasi esclusivamente sul piano finanziario con l'appoggio di quasi tutto il parlamento, e facendo poi l'errore masochistico di candidarsi alle elezioni, si è ritrovato accusato di tutto da tutti, compresi quelli che l'avevano appoggiato. E soprattutto dal 90% degli elettori.
Nulla di particolarmente strano. Ma tra le accuse più ingiuste, e ce ne sono tante, quella che a me dà più fastidio è quella secondo cui il fatto che l'economia reale continui a peggiorare è la dimostrazione che le sue riforme erano sbagliate. Ora io, che non accettando certezze ideologiche in politica figuriamoci se voglio averle in economia, mi chiedo quanta ignoranza oppure (ma per pochi) quanta malafede può far sostenere che il risanamento, oltretutto parziale, di una situazione finanziaria creata in decenni possa produrre i suoi effetti sulla situazione dell'economia reale in meno di un anno.
In questa campagna elettorale, dall'estrema destra all'estrema sinistra ho sentito poi ripetere in coro una metafora che trovo molto calzante: "se un dottore sottopone un malato a una cura drastica e questo gli dice che sta peggio di prima chi è da licenziare, il malato o il dottore?". Vedete cos'è il senso comune: i coristi politici e il 90% degli elettori crede che la risposta sia "il dottore, naturalmente", perché pensa che il malato abbia il raffreddore e si rifiuta di pensare che si tratti di altro.
E invece quel malato aveva un tumore, scoperto dopo anni d'incubazione, e che dopo una dolorosa operazione richiede anche mesi o anni di devastante chemioterapia durante la quale il malato, sconvolto, continuerà a urlare che stava meglio prima, quando non sapeva di averlo.
Mi spiego con l'ultimo esempio: Monti, che io considero un castigo divino per l'irresponsabile comportamento del popolo italiano che da almeno cinquant'anni si è cibato di tutta la sbobba materiale e spirituale della partitocrazia, ha ricevuto un anno di tempo per fermare non il declino, ma lo sprofondamento verso una situazione economica di non-ritorno. Facendo più presto che bene (anzi, spesso piuttosto male) delle riforme quasi esclusivamente sul piano finanziario con l'appoggio di quasi tutto il parlamento, e facendo poi l'errore masochistico di candidarsi alle elezioni, si è ritrovato accusato di tutto da tutti, compresi quelli che l'avevano appoggiato. E soprattutto dal 90% degli elettori.
Nulla di particolarmente strano. Ma tra le accuse più ingiuste, e ce ne sono tante, quella che a me dà più fastidio è quella secondo cui il fatto che l'economia reale continui a peggiorare è la dimostrazione che le sue riforme erano sbagliate. Ora io, che non accettando certezze ideologiche in politica figuriamoci se voglio averle in economia, mi chiedo quanta ignoranza oppure (ma per pochi) quanta malafede può far sostenere che il risanamento, oltretutto parziale, di una situazione finanziaria creata in decenni possa produrre i suoi effetti sulla situazione dell'economia reale in meno di un anno.
In questa campagna elettorale, dall'estrema destra all'estrema sinistra ho sentito poi ripetere in coro una metafora che trovo molto calzante: "se un dottore sottopone un malato a una cura drastica e questo gli dice che sta peggio di prima chi è da licenziare, il malato o il dottore?". Vedete cos'è il senso comune: i coristi politici e il 90% degli elettori crede che la risposta sia "il dottore, naturalmente", perché pensa che il malato abbia il raffreddore e si rifiuta di pensare che si tratti di altro.
E invece quel malato aveva un tumore, scoperto dopo anni d'incubazione, e che dopo una dolorosa operazione richiede anche mesi o anni di devastante chemioterapia durante la quale il malato, sconvolto, continuerà a urlare che stava meglio prima, quando non sapeva di averlo.
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martedì 26 febbraio 2013
tsunami, prima ondata
Lo tsunami è arrivato. Segnalato da tempo, ignorato dalla maggioranza della popolazione e dalla totalità dei bottegai, è festeggiato da giovani surfers e vecchi voyeurs che fremevano nell'attesa e che oggi si stanno divertendo come pazzi volteggiando sulla prima ondata.
Molti eruditi, sapendo che il disastro arriva con la seconda ondata, cercano affannosamente (ma non ne hanno il fisico) di raggiungere in montagna i pochi e vecchi eremiti che da tempo vi sono saliti: ma anche questi non sanno fino a quando l'obolo che li mantiene in vita potrà raggiungerli. Dall'alto di Piazza degli Affari si sente già un lugubre brontolio.
Molti eruditi, sapendo che il disastro arriva con la seconda ondata, cercano affannosamente (ma non ne hanno il fisico) di raggiungere in montagna i pochi e vecchi eremiti che da tempo vi sono saliti: ma anche questi non sanno fino a quando l'obolo che li mantiene in vita potrà raggiungerli. Dall'alto di Piazza degli Affari si sente già un lugubre brontolio.
domenica 24 febbraio 2013
l'innocenza dei musulmani - analisi logica
Mi trovo spesso ad avere difficoltà a spiegare a qualche mio interlocutore il perché di certe mie posizioni politiche che sembrano contraddire le mie posizioni culturali. Per anni ho trascurato di chiarire almeno a me stesso la logica di tale apparente anomalia, vivendola con qualche imbarazzo, ma recentemente sono stato costretto a risolvere il problema grazie allo stimolo fornitomi da un amico che mi sottoponeva i commenti di due opinionisti sulla vicenda delle violente reazioni degli islamisti al film "L'innocenza dei musulmani" il cui episodio più noto fu l'uccisione dell'ambasciatore USA in Libia, Christopher Stevens, ma il cui effetto più tragico, almeno per me, fu la morte di decine di pacifici cristiani e musulmani in molti stati asiatici e africani.
I commenti degli opinionisti sono qui:
http://rottamatoio.blogspot.it/2012/11/linnocenza-dei-musulmani-odifreddi-e.html
I commenti degli opinionisti sono qui:
http://rottamatoio.blogspot.it/2012/11/linnocenza-dei-musulmani-odifreddi-e.html
e vorrei farne una breve analisi che spieghi perché io li condivida entrambi, mentre sembrano divergere nel giudizio complessivo.
Inizio con il post di Piergiorgio ODIFREDDI, elencando e motivando alcune osservazioni non necessariamente in dissenso.
1 - Il regista del film e i suoi finanziatori non erano ebrei né israeliani, ma tutti cristiani copti di origine egiziana, come emerse dopo le prime informazioni a cui si rifà l'autore, e perciò non per sua colpa. Ma scaricare le responsabilità su ebrei e israeliani è uno sport molto praticato nel mondo dell'informazione; tanto "quelli là" ci sono abituati, e dopo duemila anni hanno pure imparato a difendersi, per cui risultano ancora più antipatici di prima.
2 - Addebitare al monoteismo tutta l'intolleranza che da duemila anni insanguina il mondo pecca di eurocentrismo. Tanto per fare un solo esempio, la violenza che continua a insanguinare il mondo coinvolge una religione politeista, l'induismo, che quanto a intolleranza non ha nulla da invidiare all'islam; ne è testimonianza la pulizia etnica reciproca che ebbe luogo in occasione della separazione tra India e Pakistan, anche se bisogna ammettere che mentre l'India ospita ancora una discreta minoranza musulmana non mi risulta che vi siano indù in Pakistan.
2bis - Ritengo più persuasiva la tesi che tutte le religioni, sia pure in diverso grado, generano intolleranza verso gli "infedeli" in quanto esse sono nate come collante delle comunità "chiuse" in cui si è sviluppato il genere umano. Religione deriva dal latino re-ligo (legare, tenere unito), ed è sempre stato uno dei requisiti dell'appartenenza etnica, insieme alla razza, alla lingua e al territorio. Le migrazioni dovute all'aumento di popolazione e alle conquiste militari hanno messo in contatto società troppo diverse per convivere pacificamente senza rinunciare al loro bisogno di appartenenza. L'istinto di sopravvivenza codificato nel nostro DNA ci porta a diffidare dei "diversi", in altre parole una forma di razzismo che comprende anche la religione, e spiega perché già Teucidide, il generale ateniese della guerra con Sparta, sosteneva che le cause della guerra sono nell'ordine la paura, l'onore (che altro non è che paura proiettata al futuro) e solo ultimo l'interesse: capiva l'uomo meglio di Marx e di Freud.
3 - L'ultimo capoverso recita: "La verità intera è che il tumore è il monoteismo, e urge una terapia radicale per sbarazzarsene dovunque: in Medioriente, ma anche, e per noi soprattutto, in Occidente."
Per essere condivisa, questa frase va considerata in termini strettamente culturali e prepolitici. Se si facesse l'errore di trasferirla in politica, che è oggi, in Occidente, l'arte di convivere tra diversi in una società aperta, si cadrebbe in un fondamentalismo ateista che non avrebbe nulla da invidiare a quello religioso. Per sbarazzarsi del monoteismo, o meglio delle religioni in genere, si deve usare solo l'arma della cultura e della ragione, combattendo duramente in politica i tentativi di azioni intolleranti dei clericali e la loro pretesa di imporre a tutti, per mezzo della coercizione politica, la loro morale; ma difendendo altrettanto duramente la libertà di opinione e di culto dei seguaci di qualsiasi religione. Per difendere e sviluppare i valori dell'Occidente occorre essere rigorosamente antireligiosi in filosofia e anticlericali in politica.
Passo ora all'analisi dei due testi di Adriano SOFRI:
1) - Dopo alcune riflessioni sulla scarsa o nulla traccia che "la civiltà" ha impresso nel DNA del primate homo sapiens e sulle lontananze stellari tra il modo d'intendere la religione in società che ormai vivono gomito a gomito (e perfino tra persone che dicono d'ispirarsi alla stessa religione), l'autore si pone e ci pone un problema non culturale ma tutto politico, cioè il "che fare" in una situazione di guerra asimmetrica in cui una delle parti in conflitto compensa l'inferiorità tecnologica con il ricatto dell'uso della violenza fisica su innocenti in risposta alla libertà d'opinione di altri.
2) - Prima di affrontare il problema, Sofri si dilunga sul riassunto del film "L'innocenza dei musulmani" calcando la mano sulle scene più volgari per rimarcare l'assenza di qualsiasi pretesa artistica dell'opera (critica condivisibile ma di scarsa utilità), ma soprattutto per chiarire che si tratta di un collage indistinto di poche verità storiche e di molte leggende non documentate "che appartengono da sempre alla controversia storica e alla polemica antiislamica". Come dire: è speculare a quella anticristiana secondo cui nelle chiese i cristiani bevono sangue umano, molto popolare tra le plebi islamiste.
3) - E' a questo punto che Sofri cerca lumi nel campo dell'etica, senza la quale né cultura né politica meritano il loro nome: è moralmente difendibile l'esercizio lecito di un nostro diritto quando per cause di forza maggiore non siamo in grado di evitare che altri ne subiscano conseguenze tragiche? E ne trova nell'assunzione di responsabilità dell'individuo tra la scelta della rinuncia volontaria ad esercitare tale diritto e, nel caso di imperativa opportunità, quella di esercitarlo entro i confini rispettosi della verità e della forma; senza queste caratteristiche, questa scelta è moralmente condannabile.
4) - Trasfusa nel campo autonomo della politica, tale soluzione non significa la limitazione per legge del diritto di espressione, ma significa che chi non condivide il modo in cui quel diritto è stato esercitato ha a sua volta tutto il diritto di esprimere la sua critica o riprovazione sul gesto compiuto. Ed è appunto l'esercizio del diritto di critica che Sofri ha inteso esercitare, senza mai invocare censure legislative o giudiziarie.
Mia conclusione: va sempre tenuto presente che etica, estetica, cultura e politica, pur non essendo indipendenti, agiscono in campi che è bene tenere separati dall'indispensabile autonomia imposta dalle loro rispettive funzioni (il giusto, il bello, la conoscenza, l'ordine civile), senza la quale si tornerebbe al totalitarismo teocratico medievale. Questa è la cultura occidentale, madre di quella che viene impropriamente chiamata democrazia, cioè la liberaldemocrazia: e che questa consapevolezza sia così poco diffusa anche in occidente pesa come un macigno sulla speranza di futuro di questa neonata e gracile creatura umana, nemmeno tanto graziosa.
Per essere condivisa, questa frase va considerata in termini strettamente culturali e prepolitici. Se si facesse l'errore di trasferirla in politica, che è oggi, in Occidente, l'arte di convivere tra diversi in una società aperta, si cadrebbe in un fondamentalismo ateista che non avrebbe nulla da invidiare a quello religioso. Per sbarazzarsi del monoteismo, o meglio delle religioni in genere, si deve usare solo l'arma della cultura e della ragione, combattendo duramente in politica i tentativi di azioni intolleranti dei clericali e la loro pretesa di imporre a tutti, per mezzo della coercizione politica, la loro morale; ma difendendo altrettanto duramente la libertà di opinione e di culto dei seguaci di qualsiasi religione. Per difendere e sviluppare i valori dell'Occidente occorre essere rigorosamente antireligiosi in filosofia e anticlericali in politica.
Passo ora all'analisi dei due testi di Adriano SOFRI:
1) - Dopo alcune riflessioni sulla scarsa o nulla traccia che "la civiltà" ha impresso nel DNA del primate homo sapiens e sulle lontananze stellari tra il modo d'intendere la religione in società che ormai vivono gomito a gomito (e perfino tra persone che dicono d'ispirarsi alla stessa religione), l'autore si pone e ci pone un problema non culturale ma tutto politico, cioè il "che fare" in una situazione di guerra asimmetrica in cui una delle parti in conflitto compensa l'inferiorità tecnologica con il ricatto dell'uso della violenza fisica su innocenti in risposta alla libertà d'opinione di altri.
2) - Prima di affrontare il problema, Sofri si dilunga sul riassunto del film "L'innocenza dei musulmani" calcando la mano sulle scene più volgari per rimarcare l'assenza di qualsiasi pretesa artistica dell'opera (critica condivisibile ma di scarsa utilità), ma soprattutto per chiarire che si tratta di un collage indistinto di poche verità storiche e di molte leggende non documentate "che appartengono da sempre alla controversia storica e alla polemica antiislamica". Come dire: è speculare a quella anticristiana secondo cui nelle chiese i cristiani bevono sangue umano, molto popolare tra le plebi islamiste.
3) - E' a questo punto che Sofri cerca lumi nel campo dell'etica, senza la quale né cultura né politica meritano il loro nome: è moralmente difendibile l'esercizio lecito di un nostro diritto quando per cause di forza maggiore non siamo in grado di evitare che altri ne subiscano conseguenze tragiche? E ne trova nell'assunzione di responsabilità dell'individuo tra la scelta della rinuncia volontaria ad esercitare tale diritto e, nel caso di imperativa opportunità, quella di esercitarlo entro i confini rispettosi della verità e della forma; senza queste caratteristiche, questa scelta è moralmente condannabile.
4) - Trasfusa nel campo autonomo della politica, tale soluzione non significa la limitazione per legge del diritto di espressione, ma significa che chi non condivide il modo in cui quel diritto è stato esercitato ha a sua volta tutto il diritto di esprimere la sua critica o riprovazione sul gesto compiuto. Ed è appunto l'esercizio del diritto di critica che Sofri ha inteso esercitare, senza mai invocare censure legislative o giudiziarie.
Mia conclusione: va sempre tenuto presente che etica, estetica, cultura e politica, pur non essendo indipendenti, agiscono in campi che è bene tenere separati dall'indispensabile autonomia imposta dalle loro rispettive funzioni (il giusto, il bello, la conoscenza, l'ordine civile), senza la quale si tornerebbe al totalitarismo teocratico medievale. Questa è la cultura occidentale, madre di quella che viene impropriamente chiamata democrazia, cioè la liberaldemocrazia: e che questa consapevolezza sia così poco diffusa anche in occidente pesa come un macigno sulla speranza di futuro di questa neonata e gracile creatura umana, nemmeno tanto graziosa.
mercoledì 26 dicembre 2012
da statista a politico si sale o si scende?
Dalla cosiddetta AGENDA MONTI, pag. 20:
"Occorre pertanto portare la famiglia al centro delle politiche di sviluppo, della fiscalità e di welfare. Politiche per la famiglia molto avanzate, come accade negli altri Paesi europei, servono anche a contrastare il calo demografico, che è uno dei fattori di impoverimento delle società. L’Italia deve tornare ad avere fiducia nel futuro e a fare bambini."
Ci aveva avvertiti, citando Degasperi: "Il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni". Ora, dato che l'Italia ha una delle densità demografiche più alte del mondo, e che agli italiani più che la ricchezza della società interessa quella dei suoi cittadini, mi pare che l'ex statista Monti, auspicando un ulteriore aumento della popolazione, più che alle prossime generazioni guardi oltretevere, dove stazionano le divisioni elettorali del Generale Ratzinger. Dimostrando, coerentemente con quanto ci aveva ricordato, di essersi immediatamente immedesimato nel suo nuovo ruolo: quello di politico. Altro che salire, Supermario è sceso a Minimario.
P.S.: Tutti i programmi elettorali e le dichiarazioni d'intenti più lunghi di una pagina sono necessariamente specchietti per le allodole destinati a restare nel regno dei sogni, perciò non prendiamo troppo sul serio ogni comma dell'agenda Monti; dopotutto, per sconfiggerlo basta un umile preservativo.
venerdì 21 dicembre 2012
choosy
Elsa Fornero ha dichiarato che lei non entrerà in politica, preferisce tornare ad insegnare.
E fa bene, perché come ministro, dicendo "I giovani non dovrebbero essere troppo choosy", ha dimostrato di non conoscere bene il suo popolo. Infatti i giovani che non sono choosy sono rimasti giustamente indifferenti, mentre quelli che lo sono (probabilmente una minoranza) si sono incazzati come bufali, e sono pronti a giurare che lei intendeva dire che "TUTTI I GIOVANI SONO CHOOSY", dimostrando così di essere soprattutto TOUCHY.
Imperdonabile errore, per un "politico": vecchi o giovani, i choosy e i touchy vanno solo adulati. Non prenderebbe un voto, signora; invece tornando a fare la prof i voti li darà lei.
E fa bene, perché come ministro, dicendo "I giovani non dovrebbero essere troppo choosy", ha dimostrato di non conoscere bene il suo popolo. Infatti i giovani che non sono choosy sono rimasti giustamente indifferenti, mentre quelli che lo sono (probabilmente una minoranza) si sono incazzati come bufali, e sono pronti a giurare che lei intendeva dire che "TUTTI I GIOVANI SONO CHOOSY", dimostrando così di essere soprattutto TOUCHY.
Imperdonabile errore, per un "politico": vecchi o giovani, i choosy e i touchy vanno solo adulati. Non prenderebbe un voto, signora; invece tornando a fare la prof i voti li darà lei.
lunedì 19 novembre 2012
l'innocenza dei musulmani, Odifreddi e Sofri
1) - FANATISMO MONOTEISTA di Piergiorgio Odifreddi
Corriere della Sera, 12 settembre 2012
Un egiziano cristiano di nome Morris Sadek ha messo in rete lo spezzone di un film, girato da un ebreo israeliano di nome Sam Bacile, intitolato L’innocenza dei musulmani, nel quale si mostra Maometto che ficca la testa fra le gambe di una donna. Naturalmente, i cento donatori ebrei che hanno finanziato con cinque milioni di dollari l’arguta opera, e il pastore cristiano Terry Jones della Florida (noto per accendere falò con il Corano) che l’ha presentata, volevano provocare. Ci sono riusciti, ed è scappato il morto: per ironia della sorte, l’ambasciatore statunitense in Libia, liberata da una guerra iniziata con i bombardamenti di Obama.
E’ l’ennesimo episodio del fanatismo religioso mediorientale, nell’esplosiva miscela ebreo-cristiano-musulmana sintetizzata dai seguaci dei famosi Tre impostori di un omonimo libro di qualche secolo fa: Mosè, Gesù e Maometto. Completamente fantastico il primo, semimitico il secondo e realmente esistito il terzo, ma tutti accomunati, nelle finzioni agiografiche della Bibbia e del Corano, dalla pretesa di conoscere da ignoranti la verità, e di volerla imporre alle rispettive concorrenze, ciascuna contro le altre armata.
Gli ebrei, i cristiani e i musulmani si divertono molto a svillaneggiarsi a vicenda, e altrettanto molto si infuriano quando invece vengono svillaneggiati. E non può che essere così, quando ciascuno crede in quello che definisce “l’unico vero Dio”, e considera conseguentemente falso il Dio degli altri. L’idra a tre teste, poi, non è per nulla confinata alla “dannata Terra Santa” del Medioriente: ha da secoli invaso il mondo intero, compreso quello che si considera “civilizzato”. In particolare, Sadek, Bacile e Jones vivono tutti negli Stati Uniti.
Persino a Parigi, qualche anno fa, sono successi tumulti analoghi a quello di Bengasi, quando uscì il filmL’ultima tentazione di Cristo, che gli faceva fare con le donne le stesse cose che L’innocenza dei musulmani fa fare a Maometto: ovviamente, con gli stessi risultati, divertenti per gli uni e infurianti per gli altri. Bacile dice che “l’Islam è un tumore”, ma questa è solo una mezza verità: anzi, un terzo di verità, perché sono tumori anche l’ebraismo e il cristianesimo.
La verità intera è che il tumore è il monoteismo, e urge una terapia radicale per sbarazzarsene dovunque: in Medioriente, ma anche, e per noi soprattutto, in Occidente.
2) - QUELLA IRRESPONSABILE PARODIA DEL PROFETA di Adriano Sofri
La Repubblica, 13 settembre 2012
CHE un film, anche il più grossolano, o un romanzo, o dei disegni satirici, possano scatenare furia di folle e linciaggio (e pretesti di guerre e guerre di pretesti) è solo un segno della durata strenua, e spesso della recrudescenza, dello stato ferino sopra il quale la civiltà è passata come una vernice trasparente. E la smisurata differenza fra i modi di sentire e di sfruttare l' esperienza religiosa non può essere ignorata. IL COSIDDETTO reverendo Terry Jones, che si compiace periodicamente di farla grossa bruciando Corani in pubblico e si è precipitato ieri sulla nuova occasione, è un fanatico impostore, e ha una quantità di colleghi e concorrenti nella nostra parte di mondo. Ma nei giorni appena scorsi, quando si giocava il destino della bambina pachistana Rimsha, undicenne cristiana con la sindrome di Down, accusata calunniosamente di aver bruciato alcune pagine del Corano e incarcerata, non ci furono assalti alle ambasciate e nemmeno, salvo che mi siano sfuggiti, più misurate manifestazioni di sdegno di fronte a una simile infamia. Le differenze ci sono, e fanno sì che non si possa cavarsela una volta per tutte, in nome della libertà d' espressione da una parte, o del rispetto per i sentimenti altrui dall' altra. La reazione che ha improvvisamente incendiato, in un 11 settembre, il Cairo e Bengasi, e contagerà altri paesi, è opera di farabutti professionali e di folle fanatizzate, e nessun pretesto basta a giustificarle. C' è però un cartello all' ingresso del pianeta di oggi, che avvisa del pericolo d' incendio, e avverte di non giocare con le scintille. Dunque guardiamo il film, anzi il trailer del film, che ha fatto da scintilla questa volta. Ha covato a lungo, del resto, poco guardato in un paio di siti YouTube, pochissimo in un cinema di Hollywood. Poi i piromani l' hanno scoperto. Ad aprire il trailer (quasi 14 minuti sulle due ore del film intero) si ha subito l' impressione di aver sbagliato il filmato, e che qui si tratti di una parodia abborracciata. Invece è proprio lui, costato 5 milioni di dollari e tre mesi di riprese, dice l' autore: soldi e mesi buttati, quanto alla fattura tecnica. Titolo: "L' innocenza dei musulmani", che vuol dire il contrario. Il proposito è di rivelare «la vera vita di Muhammad». Si apre con l' aggressione di un manipolo di islamisti fanatici a una farmacia gestita da cristiani copti, che assassinano una giovane donna e devastano il locale. La polizia egiziana, arrivata in assetto di guerra su una jeep, non interviene: non fino a che avranno completato l' opera, ordina il loro capo. Un vegliardo musulmano ordina a sua volta ai suoi giovani scherani di dare fuoco a tutto ciò che è cristiano. Il farmacista dice ai suoi di casa che la polizia islamica ha arrestato 14 mila cristiani per costringerli a confessare gli omicidi, e formula un' equazione secondo cui l' uomo più un fattore sconosciuto x è uguale al terrorismo islamico; il terrorismo islamico senza quella x è l' uomo. Che cosaè x, sta allo spettatore scoprirlo. Dopo la premessa contemporanea, si passa alla nascita di Maometto. Sono spezzoni di racconto, com' è del trailer, e questo accentua l' effetto grossolanamente caricaturale. Un uomo giovane intima al padre di prendere il bambino con sé e di allevarlo, magari come uno schiavo. E di chiamarlo Muhammad, nome che significherebbe di padre ignoto - bastardo. Scena successiva: le visioni del giovane Muhammad sono curate da una fanciulla. «Lo vedi?» «Sì». «Metti la testa fra le mie cosce. Lo vedi ancora?» «No». Segue una scena di investitura di un asino come primo animale musulmano. Un asino parlante, che risponde alle domande, per esempio se gli piacciano le donne: no, non gli piacciono. Ora viene dichiarato il proposito di Muhammad di fare un libro a metà fra la Torah e il Nuovo testamento, per cui si chiede l' aiuto del cugino, morto il quale Muhammad, disperato, vuole andare a buttarsi giù dalla montagna, o trovare un altro espediente. Poi addestra a catturare donne bambini e animali, e uccidere tutti gli uomini. Dei bambini, usare e abusare. Quanto alla Costituzione, basta e avanza il Corano. Segue una lezione sull' eccezione per cui le donne, anche sposate, devono darsi a lui che è il maestro. Poi l' interpretazione del passo biblico sulla distruzione di Gerico: dunque ora tocca agli ebrei ritirarsi in Palestina o accettare l' estorsione. Chiunque non segua l' Islam del resto ha solo due scelte: pagare o morire. Adesso i suoi, dopo essere andati a procurargli la sposa bambina, si chiedono se non sia anche omosessuale. Un' anziana donna che ne denuncia le malefatte viene legata per le gambe a due cammelli e oscenamente squartata. Un giovane ebreo viene torturato e trucidato davanti a sua moglie, muore pregando che Dio se ne ricordi. Ora sono le sue donne che lo inseguono a colpi di ciabatta nella tenda, perché ha tradito Aisha. Ho riassunto così dettagliatamente il trailer non perché pensassi che i miei eventuali lettori non l' abbiano guardato - l' avranno fatto, per lo più - ma perché a rileggere la sceneggiatura in compendio, sia pure accanto a trivialità troppo spinte, si scopre che gran parte delle notizie su cui è costruita appartengono da sempre alla controversia storica e alla polemica anti-islamica. Offensivo degli altrui sentimenti è il modo di trattarle. Il «rispetto» - il proposito di non dare scandalo - è parente stretto dell' ipocrisia, ma una dose di ipocrisia è indispensabile ai rapporti umani, quelli privati come quelli fra i popoli e gli Stati. Gli autori di questo ridicolo film sembrano essersi proposti come ideale la mancanza di rispetto e la cialtroneria. Decidendo di essere irresponsabili, se ne sono presi la responsabilità. «Non pensavamo...», diranno loro. Nemmeno l' allora ministro in maglietta di questa Repubblica, Roberto Calderoli, pensava che avrebbero assaltato il consolato italiano a Bengasi, e che negli scontri sarebbero morte 14 persone. Succedeva sei anni fa. Qualche giorno fa hanno revocato la scorta di otto persone che senza interruzione, anche in sua assenza, presidiava una sua villa nel bergamasco. La situazione del mondo è infatti tragicomica.
3) – PICCOLA POSTA di Adriano Sofri
Il Foglio, 21 settembre 2012
Quando si scatenò la rabbia contro le vignette satiriche danesi e svedesi in cui figurava il profeta dell'islam, pensai - e lo scrissi qua in una lettera aperta al mio amico Staino - che un gran numero di giornali e giornalisti europei dovesse ripubblicarle, per dichiararsi corresponsabili dei loro autori minacciati e devoti alla libertà di opinione e di stampa. Non ho cambiato parere, benché sia almeno perplesso per l'iniziativa di Charlie Hebdo. Non cedere al ricatto del fanatismo islamista è altra cosa dal provocarlo deliberatamente, quando si deve prevederne largamente le conseguenze su altri. Qui vorrei però accennare ad un altro aspetto. E' evidente la condizione nuova in cui da alcuni anni (non pochi, ormai) si trova nei paesi di democrazia laica chiunque intenda parlare o scrivere o disegnare di argomenti che la suscettibilità islamista e i suoi demagoghi proclamano intoccabili. L'autocensura che ne è derivata è sempre in bilico fra una miglior attenzione ai sentimenti altrui e una pavidità. Bene: se ciascuno ne fa a suo modo esperienza in questa parte di mondo, con qualche imbarazzo, rimozione o vera vergogna, a maggior ragione potrà figurarsi con quale timore per sé e senso di responsabilità per i propri cari affrontino lo stesso problema cittadine e cittadini dei paesi che fanno, di diritto o di fatto, della lettera islamica la propria legge. E concluderne che se qui, quando si tratti di esprimere le proprie idee e non di farne esibizione, sembra occorrere una dose di coraggio personale e civile, là occorre una decisione pressoché eroica. Dunque la più importante e ammirevole e meritevole di sostegno concreto.1) - Fanatismo monoteista di Piergiorgio Odifreddi
Corriere della Sera, 12 settembre 2012
Un egiziano cristiano di nome Morris Sadek ha messo in rete lo spezzone di un film, girato da un ebreo israeliano di nome Sam Bacile, intitolato L’innocenza dei musulmani, nel quale si mostra Maometto che ficca la testa fra le gambe di una donna. Naturalmente, i cento donatori ebrei che hanno finanziato con cinque milioni di dollari l’arguta opera, e il pastore cristiano Terry Jones della Florida (noto per accendere falò con il Corano) che l’ha presentata, volevano provocare. Ci sono riusciti, ed è scappato il morto: per ironia della sorte, l’ambasciatore statunitense in Libia, liberata da una guerra iniziata con i bombardamenti di Obama.
E’ l’ennesimo episodio del fanatismo religioso mediorientale, nell’esplosiva miscela ebreo-cristiano-musulmana sintetizzata dai seguaci dei famosi Tre impostori di un omonimo libro di qualche secolo fa: Mosè, Gesù e Maometto. Completamente fantastico il primo, semimitico il secondo e realmente esistito il terzo, ma tutti accomunati, nelle finzioni agiografiche della Bibbia e del Corano, dalla pretesa di conoscere da ignoranti la verità, e di volerla imporre alle rispettive concorrenze, ciascuna contro le altre armata.
Gli ebrei, i cristiani e i musulmani si divertono molto a svillaneggiarsi a vicenda, e altrettanto molto si infuriano quando invece vengono svillaneggiati. E non può che essere così, quando ciascuno crede in quello che definisce “l’unico vero Dio”, e considera conseguentemente falso il Dio degli altri. L’idra a tre teste, poi, non è per nulla confinata alla “dannata Terra Santa” del Medioriente: ha da secoli invaso il mondo intero, compreso quello che si considera “civilizzato”. In particolare, Sadek, Bacile e Jones vivono tutti negli Stati Uniti.
Persino a Parigi, qualche anno fa, sono successi tumulti analoghi a quello di Bengasi, quando uscì il filmL’ultima tentazione di Cristo, che gli faceva fare con le donne le stesse cose che L’innocenza dei musulmani fa fare a Maometto: ovviamente, con gli stessi risultati, divertenti per gli uni e infurianti per gli altri. Bacile dice che “l’Islam è un tumore”, ma questa è solo una mezza verità: anzi, un terzo di verità, perché sono tumori anche l’ebraismo e il cristianesimo.
La verità intera è che il tumore è il monoteismo, e urge una terapia radicale per sbarazzarsene dovunque: in Medioriente, ma anche, e per noi soprattutto, in Occidente.
2) - QUELLA IRRESPONSABILE PARODIA DEL PROFETA di Adriano Sofri
La Repubblica, 13 settembre 2012
CHE un film, anche il più grossolano, o un romanzo, o dei disegni satirici, possano scatenare furia di folle e linciaggio (e pretesti di guerre e guerre di pretesti) è solo un segno della durata strenua, e spesso della recrudescenza, dello stato ferino sopra il quale la civiltà è passata come una vernice trasparente. E la smisurata differenza fra i modi di sentire e di sfruttare l' esperienza religiosa non può essere ignorata. IL COSIDDETTO reverendo Terry Jones, che si compiace periodicamente di farla grossa bruciando Corani in pubblico e si è precipitato ieri sulla nuova occasione, è un fanatico impostore, e ha una quantità di colleghi e concorrenti nella nostra parte di mondo. Ma nei giorni appena scorsi, quando si giocava il destino della bambina pachistana Rimsha, undicenne cristiana con la sindrome di Down, accusata calunniosamente di aver bruciato alcune pagine del Corano e incarcerata, non ci furono assalti alle ambasciate e nemmeno, salvo che mi siano sfuggiti, più misurate manifestazioni di sdegno di fronte a una simile infamia. Le differenze ci sono, e fanno sì che non si possa cavarsela una volta per tutte, in nome della libertà d' espressione da una parte, o del rispetto per i sentimenti altrui dall' altra. La reazione che ha improvvisamente incendiato, in un 11 settembre, il Cairo e Bengasi, e contagerà altri paesi, è opera di farabutti professionali e di folle fanatizzate, e nessun pretesto basta a giustificarle. C' è però un cartello all' ingresso del pianeta di oggi, che avvisa del pericolo d' incendio, e avverte di non giocare con le scintille. Dunque guardiamo il film, anzi il trailer del film, che ha fatto da scintilla questa volta. Ha covato a lungo, del resto, poco guardato in un paio di siti YouTube, pochissimo in un cinema di Hollywood. Poi i piromani l' hanno scoperto. Ad aprire il trailer (quasi 14 minuti sulle due ore del film intero) si ha subito l' impressione di aver sbagliato il filmato, e che qui si tratti di una parodia abborracciata. Invece è proprio lui, costato 5 milioni di dollari e tre mesi di riprese, dice l' autore: soldi e mesi buttati, quanto alla fattura tecnica. Titolo: "L' innocenza dei musulmani", che vuol dire il contrario. Il proposito è di rivelare «la vera vita di Muhammad». Si apre con l' aggressione di un manipolo di islamisti fanatici a una farmacia gestita da cristiani copti, che assassinano una giovane donna e devastano il locale. La polizia egiziana, arrivata in assetto di guerra su una jeep, non interviene: non fino a che avranno completato l' opera, ordina il loro capo. Un vegliardo musulmano ordina a sua volta ai suoi giovani scherani di dare fuoco a tutto ciò che è cristiano. Il farmacista dice ai suoi di casa che la polizia islamica ha arrestato 14 mila cristiani per costringerli a confessare gli omicidi, e formula un' equazione secondo cui l' uomo più un fattore sconosciuto x è uguale al terrorismo islamico; il terrorismo islamico senza quella x è l' uomo. Che cosaè x, sta allo spettatore scoprirlo. Dopo la premessa contemporanea, si passa alla nascita di Maometto. Sono spezzoni di racconto, com' è del trailer, e questo accentua l' effetto grossolanamente caricaturale. Un uomo giovane intima al padre di prendere il bambino con sé e di allevarlo, magari come uno schiavo. E di chiamarlo Muhammad, nome che significherebbe di padre ignoto - bastardo. Scena successiva: le visioni del giovane Muhammad sono curate da una fanciulla. «Lo vedi?» «Sì». «Metti la testa fra le mie cosce. Lo vedi ancora?» «No». Segue una scena di investitura di un asino come primo animale musulmano. Un asino parlante, che risponde alle domande, per esempio se gli piacciano le donne: no, non gli piacciono. Ora viene dichiarato il proposito di Muhammad di fare un libro a metà fra la Torah e il Nuovo testamento, per cui si chiede l' aiuto del cugino, morto il quale Muhammad, disperato, vuole andare a buttarsi giù dalla montagna, o trovare un altro espediente. Poi addestra a catturare donne bambini e animali, e uccidere tutti gli uomini. Dei bambini, usare e abusare. Quanto alla Costituzione, basta e avanza il Corano. Segue una lezione sull' eccezione per cui le donne, anche sposate, devono darsi a lui che è il maestro. Poi l' interpretazione del passo biblico sulla distruzione di Gerico: dunque ora tocca agli ebrei ritirarsi in Palestina o accettare l' estorsione. Chiunque non segua l' Islam del resto ha solo due scelte: pagare o morire. Adesso i suoi, dopo essere andati a procurargli la sposa bambina, si chiedono se non sia anche omosessuale. Un' anziana donna che ne denuncia le malefatte viene legata per le gambe a due cammelli e oscenamente squartata. Un giovane ebreo viene torturato e trucidato davanti a sua moglie, muore pregando che Dio se ne ricordi. Ora sono le sue donne che lo inseguono a colpi di ciabatta nella tenda, perché ha tradito Aisha. Ho riassunto così dettagliatamente il trailer non perché pensassi che i miei eventuali lettori non l' abbiano guardato - l' avranno fatto, per lo più - ma perché a rileggere la sceneggiatura in compendio, sia pure accanto a trivialità troppo spinte, si scopre che gran parte delle notizie su cui è costruita appartengono da sempre alla controversia storica e alla polemica anti-islamica. Offensivo degli altrui sentimenti è il modo di trattarle. Il «rispetto» - il proposito di non dare scandalo - è parente stretto dell' ipocrisia, ma una dose di ipocrisia è indispensabile ai rapporti umani, quelli privati come quelli fra i popoli e gli Stati. Gli autori di questo ridicolo film sembrano essersi proposti come ideale la mancanza di rispetto e la cialtroneria. Decidendo di essere irresponsabili, se ne sono presi la responsabilità. «Non pensavamo...», diranno loro. Nemmeno l' allora ministro in maglietta di questa Repubblica, Roberto Calderoli, pensava che avrebbero assaltato il consolato italiano a Bengasi, e che negli scontri sarebbero morte 14 persone. Succedeva sei anni fa. Qualche giorno fa hanno revocato la scorta di otto persone che senza interruzione, anche in sua assenza, presidiava una sua villa nel bergamasco. La situazione del mondo è infatti tragicomica.
3) – PICCOLA POSTA di Adriano Sofri
Il Foglio, 21 settembre 2012
Quando si scatenò la rabbia contro le vignette satiriche danesi e svedesi in cui figurava il profeta dell'islam, pensai - e lo scrissi qua in una lettera aperta al mio amico Staino - che un gran numero di giornali e giornalisti europei dovesse ripubblicarle, per dichiararsi corresponsabili dei loro autori minacciati e devoti alla libertà di opinione e di stampa. Non ho cambiato parere, benché sia almeno perplesso per l'iniziativa di Charlie Hebdo. Non cedere al ricatto del fanatismo islamista è altra cosa dal provocarlo deliberatamente, quando si deve prevederne largamente le conseguenze su altri. Qui vorrei però accennare ad un altro aspetto. E' evidente la condizione nuova in cui da alcuni anni (non pochi, ormai) si trova nei paesi di democrazia laica chiunque intenda parlare o scrivere o disegnare di argomenti che la suscettibilità islamista e i suoi demagoghi proclamano intoccabili. L'autocensura che ne è derivata è sempre in bilico fra una miglior attenzione ai sentimenti altrui e una pavidità. Bene: se ciascuno ne fa a suo modo esperienza in questa parte di mondo, con qualche imbarazzo, rimozione o vera vergogna, a maggior ragione potrà figurarsi con quale timore per sé e senso di responsabilità per i propri cari affrontino lo stesso problema cittadine e cittadini dei paesi che fanno, di diritto o di fatto, della lettera islamica la propria legge. E concluderne che se qui, quando si tratti di esprimere le proprie idee e non di farne esibizione, sembra occorrere una dose di coraggio personale e civile, là occorre una decisione pressoché eroica. Dunque la più importante e ammirevole e meritevole di sostegno concreto.1) - Fanatismo monoteista di Piergiorgio Odifreddi
Corriere della Sera, 12 settembre
2012
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